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il 16 Dicembre 2023 si è svolta la "II Giornata Della Professione"- Foto e Video


Un ringraziamento doveroso anche al Rettore dell’Università che ci ospita in questa splendida sede. 
Oggi per noi è un giorno particolarmente importante perché abbracciamo nella nostra grande famiglia i medici che si sono laureati nel corso del 2023 e – contestualmente – celebriamo le carriere dei nostri veterani che da 40 e 50 anni hanno messo a disposizione la loro professionalità per i pazienti. 
Nella stesura del discorso una domanda è stata ricorrente nella mia mente. Ma oggi cos’è il medico? Cosa vuol dire essere medici oggi? 
Possibile che la nostra professione sia stata derubricata a mero ruolo marginale oppure abbiamo ancora quella funzione fondamentale nella salute dell’uomo che da sempre ci viene riconosciuta? 
Io credo che il nostro ruolo sia ancora fondamentale nel garantire il benessere della persona. Perché il medico è ancora un riferimento imprescindibile per il paziente. 
La nostra missione – perché di tale si tratta - ci porta a considerare ogni paziente come individuo immerso in un microcosmo fatto di famiglia, affetti, lavoro. Non come un arido numero cui prescrivere asetticamente una terapia al bisogno. 
Abbiamo vissuto anni molto difficili affrontando in prima linea una gravissima pandemia. Una nuova guerra mondiale per numero di vittime non solo tra i cittadini ma anche tra i sanitari impegnati al fronte. 
Ci hanno celebrato come eroi. Le foto dei colleghi addormentati lungo le corsie dei reparti sono ancora nitide nelle nostre menti. 
Possibile che oggi, a distanza di pochi mesi, siamo stati nuovamente ricacciati in un ruolo da comprimari nella salute pubblica? 
Siamo stati derubricati nuovamente dalla politica. Ed è per questo che il nostro ordine deve tornare a dialogare con tutte le istituzioni, ed ha il dovere di interfacciarsi con la politica a prescindere dal colore della bandiera issata dal nostro interlocutore.
Solo così riusciremo a ristabilire il giusto rapporto tra -medico e paziente.
Gli ospedali sono in affanno. Soffrono cronicamente della carenza di personale. 
Avremmo bisogno di rinforzi per continuare la nostra opera ed invece siamo sempre di meno, isolati e stanchi nel rapporto con l’utenza, fiaccati nel fisico e nel morale. 
Ciò che un medico prova è difficile da descrivere. A differenza di altre professioni, tutte ugualmente dignitose, noi abbiamo a che fare con la vita. 
Ciò non deve condurre – e lo dico ai ragazzi che oggi si avvicinano per la prima volta al nostro mondo – ad un senso di onnipotenza ma deve indurci a riflettere sull’importanza che ogni singolo medico riveste in seno alla società. 
È impossibile descrivere la gioia nel salvare una vita, magari individuando per tempo una patologia dall’esito probabilmente infausto. Indescrivibile anche la soddisfazione che si prova nel vedere un paziente dimesso, magari dopo un politrauma, che torna a casa con le proprie gambe. Ugualmente difficile da narrare la frustrazione che si prova quando la vita umana scivola via dalle nostre mani. 
Dobbiamo essere in grado di fronteggiare la sofferenza senza assorbirla. 
Dobbiamo essere capaci di palesare la medesima delicatezza di fronte ad un raffreddore così come ad una metastasi, nella consapevolezza che di fronte c’è – sempre - una persona; mai un numero. 
Perché noi siamo l’interfaccia del sistema sanitario rispetto all’utenza.
Purtroppo oggi la richiesta di benessere è costantemente crescente a fronte di una offerta sanitaria pubblica sempre più esigua. E questo rappresenta un corto circuito tra medico e paziente, un evidente disturbo nel rapporto di empatia che dovrebbe instaurarsi tra le parti.
Ed è per questo che oggi, con questo mio discorso, sono a ribadire il ruolo prioritario di ogni medico nel sistema sanitario nazionale.
Ovviamente uno dei valori fondanti della nostra professione deve essere l’etica e la deontologia, due pilastri chiamati a sostenere l’intera architettura della nostra professione. 
Un medico che insegue ricchezze o utilitaristici riconoscimenti sociali è in antitesi rispetto all’essere medico. 
Mi rivolgo soprattutto ai giovani: agite sempre in scienza e coscienza, gli unici elementi in grado di consolidare la dignità della nostra professione. 
Solo così torneremo a ricoprire quel ruolo centrale che da secoli viene riconosciuto alla nostra professione.

Concludo facendo gli auguri al SSN: quest'anno compie 45 anni. Il Presidente Mattarella ha detto: "il diritto alla salute è il più importante inserito nella costituzione".

Papa Francesco ci stimola a preservare il nostro sistema sanitario, uno dei migliori al mondo, ed afferma che i medici sono colonne portanti del sistema e del paese Italia in generale.

Auguri di un sereno Natale
 

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