Mettere in sicurezza il Servizio Sanitario nazionale in dieci mosse. Chiedere al Governo di bandire subito diecimila borse di studio per assorbire l’imbuto formativo, ossia i medici laureati che restano “a piedi”, poiché non ci sono posti sufficienti per la specializzazione.
Questo, in sintesi, quanto emerso dagli “Stati Generali del Giovane Medico: la Fnomceo all'ascolto".
Ma andiamo con ordine: i dieci punti elaborati durante i lavori dell’incontro di scena a Roma sono questi:
1. Mantenere il numero programmato per l'accesso ai Corsi di laurea;
2. Aumentare le borse per la formazione specialistica e specifica in Medicina Generale;
3. Recuperare le borse perse per abbandono dei corsi di specializzazione;
4. Potenziare il ruolo degli Osservatori regionali e nazionale per il controllo di qualità della Formazione specialistica;
5. Vigilare affinché le Regioni provvedano a un reale calcolo dei fabbisogni per territorio e per specialità;
6. Implementare la formazione su salute globale, cooperazione, universalismo, equità al fine di adeguare le competenze del medico alla nuova società;
7. Riflettere sulle ricadute del regionalismo differenziato e dell'integrazione pubblico- privato;
8. Migliorare la qualità della formazione e renderla omogenea; arricchirla con esperienze nell'ambito di una rete formativa ampia e non limitata alla sede di formazione; istituire il curriculum formativo nazionale;
9. No a sanatorie per l'ingresso nel mondo del lavoro di medici non completamente formati; sì a una revisione dei contratti per aumentare l'attrattività del pubblico rispetto al privato;
10. Ampliare la rappresentatività dei giovani professionisti a livello istituzionale.
Ma al momento – ha ribadito il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli - è prioritario che il Governo conceda 10mila borse per specializzare i giovani medici, che investa su di loro mettendoli nelle condizioni di incrementare le loro competenze.
Diecimila è il numero dei medici “intrappolati” nel cosiddetto “Imbuto formativo”, ossia la risultante tra medici che si laureano e quelli che non possono accedere alle scuole di specializzazione e al corso della medicina generale, poiché in numero insufficiente.
In pratica ogni anno restano fuori duemila medici, facendo così lievitare il numero dei medici inoccupati.
"Non ha senso per la Fnomceo – ha detto Anelli - aumentare i medici laureati, come avverrebbe con l'abolizione del numero programmato alla facoltà o scuola di Medicina, se non si aumenta in maniera congrua il numero delle borse per la formazione post laurea. Così come non sarebbe efficace per la tenuta e la qualità del Servizio Sanitario nazionale, introdurvi medici non completamente formati".
Dal canto loro i giovani medici hanno bocciato con un secco “no” la proposta del ministro della Salute, Giulia Grillo, che ha lanciato l’idea di inserire nel mondo del lavoro - con mansioni magari inferiori - i medici che rimangono bloccati tra la laurea e la scuola di specializzazione.
La riposta dei giovani medici non si è fatta attendere. Alessandro Bonsignore, coordinatore dell’Osservatorio Giovani Professionisti della Fnomceo è stato chiaro: "Anche solo immaginare la possibilità di creare delle figure professionali "di serie b", con un nuovo inquadramento e con mansioni "magari inferiori", è un'ipotesi che va contro la dignità della professione e la tutela della adeguata qualità del SSN per i cittadini.
Tutti i colleghi hanno sottolineato la necessità di completare il corso di studi con la laurea e la formazione post laurea, in conformità con quanto avviene negli altri Paesi europei. È questo è possibile solo con un numero adeguato di borse”.
Bonsignore ha detto la propria anche sulle critiche del ministro Grillo rivolte agli specialisti “a gettone”:
"Le prestazioni fornite "a gettone" sono caratterizzate da un'attività di tipo non continuativo, non congrua per una prestazione sanitaria, ma comunque – ha concluso -caratterizzata da una adeguata attività professionale".