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L’Ordine dei medici: basta chiacchiere, più sicurezza per chi opera nelle guardie mediche

Il caso di Serafina Strano, la dottoressa che nel settembre dello scorso anni fu sequestrata e violentata all’interno della guardia medica in cui stava prestando servizio, in questi giorni sta riportando alla ribalta delle cronache nazionali un tema particolarmente sentito dall’Ordine dei medici di Isernia: la mancanza di sicurezza nelle guardie mediche. Ma non solo.

Serafina Strano, 52 anni, sposata con due figlie, ha vissuto questa terribile esperienza in provincia di Catania (a Trecastagni, per l’esattezza).

Ma ciò che ha vissuto sulla propria pelle potrebbe accadere ovunque, come del resto hanno raccontato qualche tempo fa le cronache locali, a proposito di aggressioni al pronto soccorso del Veneziale di Isernia.

È il caso che il tema della sicurezza all’interno delle strutture sanitarie venga affrontato seriamente.

I medici non possono essere lasciati soli. Ed è esattamente ciò che sta ribadendo sui vari mass media la vittima della violenza.

Dopo la condanna dell’uomo che abusò di lei – gli è stata inflitta una pena di 8 anni – la collega ha deciso di metterci la faccia, avviando quella che a tutti gli effetti può essere considerata una campagna mediatica per scuotere le coscienze. Per ricordare a tutti che c’è un problema serio. E che va risolto, una volta per tutte.

Al di là della denuncia che ha presentato contro l’azienda sanitaria provinciale siciliana, è scesa in campo per puntare il dito contro un sistema che fa acqua.

In un’intervista pubblicata su il Corriere.it, non si limita ad accusare i colleghi che di fatto l’hanno lasciata sola, ma mette in evidenza anche e soprattutto le falle relative alla sicurezza.

Accusa i vertici della sua azienda sanitaria di aver dotato le “guardie mediche di misure di sicurezza ridicole”, nonostante fosse accaduto un episodio analogo nel 2016.

Né erano presenti, nella sua sede di lavoro, sistemi di allarme. Tra l’altro il suo aggressore staccò subito il telefono, impedendole di chiamare il 112.

E il sistema di videosorveglianza? C’era. Ma le telecamere non erano collegate con le forze dell’ordine.

“È giunto il momento – spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Isernia, Fernando Crudele - di mettersi al tavolo e discutere seriamente, non solo a parole, della sicurezza dei medici, a ogni livello. Abbiamo chiesto sia alla Regione sia all'Asrem di attivarsi. Ma almeno fino a oggi non abbiamo visto nulla”.

Per farsi un’idea dell’incubo vissuto da Serafina Strano potete leggere integralmente la sua intervista sul Corriere.it cliccando qui.