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PUNTI DI VISTA A CONFRONTO – Berchicci: fine vita, sgombriamo il campo dagli equivoci

Prosegue il dibattito sul suicidio assistito, stimolato dalla sentenza della Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul caso del dj Fabo: l’esponente dei radicali Marco Cappato – si ricorderà - era finito sotto accusa poiché lo aveva accompagnato in Svizzera, aiutandolo a morire. Il verdetto della Consulta, di fatto, ha depenalizzato l’aiuto al suicidio.

Dopo le riflessioni del collega David Di Lello, pubblicate dal quotidianosanità.it, interviene il presidente della Commissione Albo Odontoiatri di Isernia, Giorgio Berchicci, con alcuni chiarimenti.

Carissimo Presidente,
Credo ci sia un fraintendimento, dal momento che per questioni sul fine vita non si intende la circostanza che il paziente sia negli ultimi istanti della sua vita, ma ci si riferisce al modo con il quale il paziente, generalmente in condizione di disabilità o di handicap, desidera che abbia termine la sua vita.

Come iscritto al nostro Ordine sento di dover ammettere una mia colpa, quella di non aver trasmesso a tutti i Colleghi una copia delle discussioni che si stanno facendo in ambito nazionale sul suicidio assistito.

Nello stesso tempo vorrei ricordare a me stesso che, prima della approvazione della Legge sull’aborto, il Codice di Deontologia  Medica proibiva espressamente questa pratica, e c’era un articolo espressamente dedicato: Dopo, è stato aggiornato il Codice...

Credo che lo stesso avverrà anche dopo l’approvazione della Legge dello Stato sul suicidio assistito. E noi Medici saremo per legge obbligati ad aiutare i nostri pazienti in questa scelta definitiva.

Il Dio della Medicina degli antichi egizi si chiamava Toth ed era raffigurato con il Caduceo che ha due serpenti avvolti intorno ad uno scettro: uno dispensa la vita, l’altro la morte.

Hermes (o Mercurio, altro Dio della Medicina) mantiene questo simbolo con due serpenti, anche quando la Medicina da sacerdotale diventa laica: Ippocrate è la svolta in tal senso. La perdita del serpente che dispensa la morte avviene successivamente, ed è legata a opportunità di tipo religioso.

Tra i pareri pubblicati dal Comitato Nazionale di Bioetica c’è quello che si intitola proprio “Scopi, limiti e rischi della Medicina “ (14- 12- 2001), ed in esso è scritto chiaramente che lo scopo della Medicina è la guarigione dalle malattie: se non è possibile guarire si cerca di curarle e di cronicizzarle, di prevenire, di alleviare le sofferenze.

Un grazie sincero all’amico e collega David Di Lello per aver sollevato un problema sentitissimo, che penetra nelle coscienze e nelle convinzioni religiose, tanto che nella Consulta di Deontologia della FNOCMEO si è organizzato un gruppo di lavoro proprio su questo argomento.

Grazie per avermi concesso l’opportunità di questi chiarimenti.

Giorgio Berchicci (Presidente CAO Isernia)