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Operatori sanitari aggrediti a Isernia, Crudele: ora basta, tutti facciano la propria parte per tutelarli

Continuano le aggressioni ai danni del personale sanitario. E stavolta riguardano da vicino la nostra realtà territoriale.

L’altra sera, infatti, un uomo – arrestato dai Carabinieri – si è scagliato contro l’equipaggio del 118 e altri operatori sanitari in servizio al Veneziale di Isernia.

In preda all’alcol, ha sferrato calci e pugni a chiunque gli capitasse a tiro.

Sulla questione interviene ancora una volta il presidente dell’Ordine dei medici, Fernando Crudele:

“Proviamo profondo disagio e rabbia. Veniamo chiamati per curare, arriviamo per dare sollievo alla sofferenza e veniamo aggrediti. Non è accettabile, né giustificabile.

Non è pensabile che per un motivo qualsiasi un equipaggio che sta facendo il proprio lavoro venga aggredito.  

E questo non è un problema soltanto di carattere sanitario, ma anche e soprattutto sociale. A Isernia come nel resto d'Italia, dove episodi simili sono purtroppo all'ordine del giorno.

Di fronte a persone che hanno problemi di qualsiasi natura - di lavoro, di relazioni o altro - occorre il gioco di squadra. Non può essere solo un problema sanitario.

Se il soggetto è violento, deve essere contenuto dalle forze dell’ordine.

Non è possibile, come accaduto a Isernia, che venga trasportato in ambulanza e poi trasferito al pronto soccorso, dove ha creato altri problemi, aggredendo una giovane infermiera.

Non è più accettabile che il 118 e il pronto soccorso debbano dare risposte a tutti i problemi della società civile.

Ognuno di noi deve fare la propria parte: medici, infermieri, volontari. Ma anche le forze dell’ordine, le istituzioni preposte e gli assistenti sociali devono intervenire.

Non può gravare tutto sulle spalle della sanità, ma soprattutto sulle spalle del servizio di emergenza-urgenza.

Queste aggressioni che si verificano in tutta Italia – è opportuno ricordare - colpiscono anche i medici specialisti ambulatoriali e il servizio di psichiatria. Ma colpiscono ancor più duramente il servizio di continuità assistenziale: addirittura annoveriamo decessi tra le nostre colleghe.

È una spirale che deve essere assolutamente bloccata con la consapevolezza, da parte di tutti, che questi episodi sono di mera aggressività da parte di questi soggetti.

Non possono essere considerate persone civili, non hanno alcun rispetto per questi professionisti che danno l’anima per cercare di alleviare le sofferenza della cittadinanza.

A questo punto non solo è necessario un intervento più incisivo del legislatore, ma occorre anche che tutti diano il proprio contributo per consentire a chi interviene per tutelare la salute dei cittadini di operare con serenità. E non – conclude il presidente dell’Omceo – con il terrore di finire all’ospedale”.