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Abolizione numero chiuso a Medicina: basta con gli spot elettorali, si illudono i giovani

Abolire il numero chiuso a Medicina? No, penalizzerebbe i giovani. Anzi, peggio, li illuderebbe soltanto.

Questo, in sintesi, il parere del presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, rispetto all’annuncio del Governo che, per l’appunto, prevede il graduale superamento del numero chiuso.

 

L’intervento del presidente Fnomceo Filippo Anelli

“Togliere il numero chiuso senza parametrarlo al numero di borse di specializzazione – ha detto all’agenzia DIRE-Notiziario Settimanale Sanità - significa illudere i ragazzi, lasciandoli in un limbo la cui speranza è solo quella di andarsi a formare all'estero, o sperare ogni anno di riuscire ad accedere a borse di specializzazione, lasciando per strada qualche altro".

Per il presidente della Fnomceo è necessario rivedere le modalità d’accesso alle scuole di specializzazione.

Questa la sua proposta: “A ogni studente che si iscrive deve corrispondere una borsa. Poi, discutiamo sulle modalità di accesso - ha proseguito Anelli – visto che un test di medicina, così com’è impostato oggi, è un terno al lotto. Questo va cambiato, ma ci sono modalità per cambiare l'accesso a Medicina.

Ci spaventa l'illusione ai giovani, di garantire il libero accesso alla formazione senza garantirgli un lavoro o un percorso completo della loro formazione".

In sintesi per la Fnomceo il numero chiuso non va abolito, ma armonizzato con il numero delle borse di studio disponibili.

Detto in parole povere, “ogni iscritto al primo anno deve sapere di aver una borsa. Poi saranno la sua preparazione, la sua capacità, a consentirgli di scegliere la borsa a cui meglio aspira. Sei anni di studio sono pesanti – ha concluso Anelli - un medico non può fare altro che fare il medico, non un altro mestiere".

 

Il parere del presidente Omceo Isernia Fernando Crudele

Sul dibattito relativo alla possibile abolizione del numero chiuso per le facoltà di Medicina, interviene anche il presidente dell’Ordine dei medici di Isernia, Fernando Crudele: “Il problema del numero chiuso – ha commentato – non si risolve con gli spot elettorali.

Non fu istituito certamente perché c’erano tanti medici, perché non c’erano abbastanza professori o, ancora, perché le Università non riuscivano a gestire le migliaia di persone che si iscrivevano a Medicina. Non a caso negli anni ‘80 c’erano delle aule anche per 7/800 studenti.

Il problema è economico. E sicuramente quello del numero chiuso non è il problema principale. Semmai lo è il passaggio successivo.

Mi riferisco ai laureati. Se abbiamo una carenza di medici nelle strutture pubbliche (ospedali, pronto soccorso, servizio di emergenza-urgenza) è perché mancano i medici specialisti.

Si laureano in 10/15mila – ha aggiunto il presidente Omceo Isernia - però possono accedere alla specializzazione soltanto in 9mila. Questo è il problema, non l’accesso alla facoltà di Medicina.

Chi si iscrive oggi, solo tra 10 anni potrà essere utilizzato all’interno del servizio sanitario.

Occorre quindi fare un progetto con un obiettivo a lungo termine, a 10-15 anni. Gli effetti di qualsiasi modifica a questo sistema li conosceremo dopo una decina d’anni, non fra un anno.

Quindi è il caso di muoversi e fare le cose per bene – ha concluso Crudele - perché fra 10 anni ci sarà una carenza di medici tale che non sapremo più dove andare a prenderli”.