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Anelli (Fnomceo): dovere del medico è curare, non denunciare. Le regole deontologiche vanno rispettate

“Bene ha fatto l’Ordine di competenza ad avviare l’attività disciplinare nei confronti del medico che, in Trentino, è finito sui giornali  per aver forse segnalato un immigrato irregolare.

Questo, in primo luogo, per dargli modo di fornire la sua ricostruzione dei fatti, che sembrerebbero diversi da quanto riportato. E, ciò che è ancor più importante, per tutelare un principio: i medici devono rispettare, oltre alle Leggi, le Regole del Codice Deontologico, e secondo tali Regole deve essere valutato il loro comportamento”.

Così il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, nel commentare le recenti notizie di stampa secondo le quali, a Trento, un medico del pronto soccorso si sarebbe rifiutato di curare un immigrato marocchino con il permesso di soggiorno scaduto, chiamando i carabinieri.

Notizie che sono in fase di accertamento e che sembrerebbero, oltretutto, diverse (il medico avrebbe infatti preso in carico il paziente, consigliandoli poi di rivolgersi ai carabinieri), ma che hanno innescato subito un ‘processo di piazza’ con schieramenti a favore o contro il presunto comportamento.

“Quando si parla di salute, non abbiamo bisogno di ‘tifosi’ – continua Anelli -: abbiamo già riferimenti chiari e precisi, che sono i principi del Codice Deontologico e le evidenze della Scienza”.

“E il nostro Codice, in questi casi, parla chiaro – spiega Anelli -: ‘Doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera’.

Nessun distinguo, dunque: sempre, ma ancor più quando si parla di salute, tutti gli uomini sono uguali, senza differenze di colore, provenienza, credo religioso, condizioni economiche e sociali. Anzi, se parliamo di soggetti fragili, il dovere di curare e di tutelare la loro salute è amplificato, elevato all’ennesima potenza”.

“Da un punto di vista professionale, inoltre, un medico non può non tener conto che la paura di una denuncia costituisce senz’altro un deterrente alle cure e che questo può essere pericoloso per il singolo e, specie nel caso di malattie trasmissibili, per la collettività – prosegue -. È questa, tra l’altro, la ratio legis che sottende ad alcuni provvedimenti che esplicitamente vietano ai medici di denunciare i clandestini, fatti salvi i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con i cittadini italiani”.

 “Gli Ordini – conclude - sono gli enti sussidiari a cui lo Stato affida il compito di tutelare la salute pubblica, attraverso la garanzia della correttezza dell’esercizio professionale, che a sua volta si esplicita mediante il rispetto delle Regole del  Codice Deontologico.

Siamo convinti che tali Regole siano la lente corretta attraverso la quale vada osservato il comportamento dei medici, e ci auguriamo che tutti dismettano invece gli occhiali deformanti della partigianeria”.

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